IX_Cremona. Dal campo profughi ad oggi


Dopo l’establishment dello Stato d’Israele iniziò un vasto spostamento di ebrei alla volta di quel paese: fra l’aprile 1948 e il giugno 1949 furono quasi 11.000 le persone che vi arrivarono salpando dai porti italiani. Se nel luglio del 1948 il 58% delle persone assistite dall’IRO era composta da ebrei, nel dicembre di quel medesimo anno la percentuale era scesa al 39%. A quanto riferito da Susan Kokkonen, nel 1950 erano presenti nel paese ancora 2.000 displaced persons ebree e fu solo nel 1951 che le ultime intenzionate ad emigrare abbandonarono la penisola italiana.

Da Cremona transitarono tantissimi rifugiati di varia nazionalità e avevano visto la luce molti bambini. Cercavano tutti una nuova patria e la propria realizzazione, come il pittore lituano Seymour Kaftan, ospitato a Cremona tra il 1945 e il 1948.

Al posto dei DPs nelle tre caserme sono stati in seguito trasferiti gli sfollati italiani, individui e famiglie in cerca di un’assistenza materiale. In maggioranza si trattava di profughi interni, come i ‘giuliano-dalmati’, dislocati tra varie caserme (Sant’Omobono, Col di Lana e La Marmora) e strutture pubbliche (Asilo Martini, via Cerioli 2a e via Aselli).

La vocazione all’accoglienza di quei luoghi non si era dunque esaurita con la partenza ebraica, così come rimane vivo attualmente, grazie alla presenza dell’oratorio di Sant’Ilario, un gesto quotidiano di attenzione e speranza verso la città e la comunità.